Sartogo Architetti Associati

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Piero Sartogo    Nathalie Grenon    Elica Sartogo


COORDINAMENTO DELL'IMMAGINE PER L'ESPOSIZIONE AMORE MIO / IMAGE COORDINATION FOR THE EXPOSITION - PALAZZO RICCI, MONTEPULCIANO

Progetto/ Project:
Piero Sartogo
Cronologia/ Chronology:
Giugno-Settembre 1970
Bibliografia/Bibliography:
Domus: architettura, arredamento, arte. N. 490 - Settembre 1970; Bolaffi Arte. N. 3 - Ottobre 1970; Il Mattino. 6 Agosto 1970; Marcatre : rivista di cultura contemporanea. Ennesse Editrice, 1970; Cataloghi. N. 14 - 30 Giugno – 30 Settembre, Firenze: Centro Di, 1970; L’ Espresso. 2 Agosto 1970; Il Mondo. 12 Luglio 1970; Momento sera. 1970; Le mostre di questa estate. 1970
La mostra e la Dieta di Montepulciano : un’ iniziativa provocatoria di Guido L. Luzzatto; La Provincia di Cremona. 1970; Attuale: Immagine. N. 5/6 Venezia: G. Bisotto, Settembre 1970
Il Popolo. 17 Luglio 1970; ARTnews. Febbraio 1971; Casabella: rivista di urbanistica, architettura e disegno industriale. N. 380/381 - 1973

Amore Mio è stata una mostra giovanile spensierata fatta, in tempi record, sull’onda dell’entusiasmo di un gruppo di giovani artisti che si erano autoconvocati. Pochi mezzi, molte idee, sedici artisti, un critico alla sua prima mostra ed un architetto anch’egli per la prima volta chiamato a partecipare in chiave diretta alla creazione dell’immagine di una mostra d’arte.
Più che la discussione tra artisti, curatore e architetto, la grande preoccupazione nell’ideazione era il tema economico: sapevamo tutti di avere una disponibilità finanziaria limitatissima, che si è tradotta in scelte talmente essenziali, da trasformare un’esigenza contingente in un’operazione concettuale.
Il luogo era l’assai interessante Palazzo Ricci, un edificio del XVI secolo , nel centro storico di Montepulciano, attribuito a Baldassarre Peruzzi con uno straordinario cortile affacciato sul pendio che precipita sulla famosa chiesa di San Biagio di Antonio da Sangallo. Visto lo schema distributivo delle stanze dell’edificio che dal piano terra, attraverso il magnifico scalone, proseguivano al piano nobile, si trattava di intervenire per annullare ogni disposizione gerarchica degli interventi dei singoli artisti, assegnando a ciascuno una delle stanze del palazzo. Il visitatore, sin dall’androne, veniva a confrontarsi con una serie di binari/tracciati, realizzati con tavelle di forati a vista che, una volta imboccati, conducevano inaspettatamente verso l’uno o l’altro artista. In sintesi un evento totalmente pensato, gestito e progettato in termini collettivi ed egualitari, che venivano sostanziati, evidenziati e simboleggiati proprio da un intervento di “coordinamento dell’immagine” capace di annullare ogni gerarchia, fondato su un confronto con gli spazi che mirava a modificarli totalmente attraverso interventi percettivi e concettuali, in grado di configurare una realtà virtuale.

                 


 

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