Sartogo Architetti Associati

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Piero Sartogo    Nathalie Grenon    Elica Sartogo


VITALITA’ DEL NEGATIVO NELL’ARTE ITALIANA 1960/70/ “VITALITA’ DEL NEGATIVO” IN ITALIAN ART 1960/70- ROMA
Palazzo delle Esposizioni

Progetto/ Project:
Piero Sartogo
Cronologia/ Chronology:
Novembre 1970 – Gennaio 1971
Committente/ Client:
Incontri Internazionali d’Arte
Stato/ Status:
realizzato
Bibliografia/Bibliography:
Op.cit. : selezione della critica d’arte contemporanea. N. 20 - Napoli : Ed. Il Centro, Gennaio 1971; ARTnews. Febbraio 1971; Arte. Dicembre 1970; 26 Gennaio 1971; L’ Europeo. 28 Gennaio 1971; Bolaffi Arte. N. 6 - Gennaio 1971; Domus : architettura, arredamento, arte. N. 494 - Gennaio 1971; Palazzo delle Esposizioni. Novembre 1970 – Gennaio 1971; Women’s wear daily. June 1975; Assenza/Presenza : un’ipotesi per l’architettura. Ascoli Piceno : D’Auria, Editrice, 1979; Il Palazzo delle Esposizioni. Roma : Ed. Carte Segrete 1990; L’Architettura : cronache e storia. N. 3 – Marzo 1994

Coordinamento dell’immagine
Premessa
Il coordinamento delle immagini va inteso come una operazione visuale totalizzante le intenzioni culturali e critiche intrinseche alla Mostra; in poche parole una tesi critica espressa per immagini.
L’intervento dell’architetto non è pertanto quello di provvedere ad un allestimento che faccia da supporto espositivo alle opere, quanto quello di definire una impalcatura di segni che conformino l’immagine comunicante, operando una sorta di sintesi delle problematiche e dei contenuti della ricerca artistica.
In questo senso la dizione di “immagine” anziché quella più corrente di allestimenti, sta a sottolineare un diverso atteggiamento nell’operare la scelta dei segni significanti, pur restando nell’ambito dello specifico disciplinare e cioè nell’ambito dell’architettura.
Diverso atteggiamento, in quanto si tratta di un piano progettuale definito dalla contrapposizione, sia per trasparenza che per accostamento, di un ordito architettonico con un segno eterodosso inteso come qualificante percettiva. La qualificante visuale agisce, pertanto, come sistema nel sistema, individuando il campo entro il quale il lessico della sperimentazione visuale (artistica) si confronta con il sistema architettonico, conformando la “immagine”.

Vitalità del Negativo

Vista la configurazione degli spazi che si articolano intorno alla grande sala centrale coperta dalla cupola, l’intervento progettuale si è soprattutto sviluppato partendo dal grande volume che viene tagliato in due (positivo-negativo) da un piano secante.
Il passaggio di un nastro intorno alle colonne rappresenta l’elemento di gestualità dell’intervento, che vuole ridurre il volume dell’ordito reale ad una nuova dimensione antropometrica. Si ottiene, così, la scomposizione del volume reale in due volumi progettuali sovrapposti.
L’andamento del nastro tiene conto della configurazione architettonica dell’ordito reale e collega le colonne in diagonale per imprimere allo spazio una dinamica di movimento, spostando la condensazione degli incroci dal centro alla periferia.
Grazie alla sua qualità di trasparenza, il nastro consente la leggibilità dell’ordito architettonico preesistente, ma ne trasforma radicalmente i valori di spazialità.
Quattro sorgenti di luci radenti il nastro, sistemate perpendicolarmente, ottengono l’effetto di illuminare intensamente il volume inferiore. La scomposizione del volume reale produce, dunque, un volume positivo inferiore ed un altro negativo superiore; quest’ultimo leggibile come distinto da quello inferiore a seguito dall’oscuramento della cupola.
All’interno del volume positivo, ricondotto a dimensione antropometrica, le colonne perdono il loro ruolo predominante, restituendo un più libero rapporto fra l’opera d’arte ed il soggetto fruitore. Si ricordi che Vitalità del Negativo si svolge all’interno del Palazzo delle Esposizioni di Roma, un grande edificio neoclassico costruito per esporre “capolavori”, e poco adatto quindi per porre in luce le sottili ed antagoniste linee della nuova frontiera dell’avanguardia. Di qui la necessità di invertire il segno istituzionale dell’edificio per ricondurre il suo spazio ad un primigenio valore aperto ed accessibile ad ogni suggestione.
Per ottenere questo ribaltamento si è allora scelta la strada della pura virtualità, affidando alle luci ed alle ombre, le prime in positivo e le seconde in negativo, il compito di definire quella qualificante visuale che è nelle intenzioni critiche.
In questo senso la qualificante visuale agisce come un sistema formale all’interno degli altri sistemi formali; cioè quello preesistente progettato nel XIX secolo e quello istantaneo rappresentato dalle tendenze artistiche. Si ottiene così un campo, definito soltanto da luci e da ombre, entro il quale il lessico della sperimentazione visuale artistico si confronta con un nuovo sistema architettonico privo di pesi (le luci e le ombre “segnano” ma non “vincolano”) conformando in ultima analisi la vera “immagine” di Vitalità del Negativo.

                       


 

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