Sartogo Architetti Associati

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Piero Sartogo    Nathalie Grenon    Elica Sartogo


CONTEMPORANEA - ROMA
Parcheggio di Villa Borghese

Progetto/ Project:
Piero Sartogo
Cronologia/ Chronology:
Novembre 1973 - Febbraio 1974
Committente/ Client:
Incontri Internazionali d’Arte
Stato/ Status:
realizzato
Bibliografia/Bibliography:
Contemporanea. Firenze : Ed. Centro Di, 1973; L’ Espresso, 10 Febbraio 1974; The Times, 21 Dicembre 1973; Contemporanea : architecture and design, December 1973-March 1974; Domus : architettura, arredamento, arte, N. 531 Febbraio 1974; The New York Times, 19 Febbraio 1974; Cronache di architettura : dai five architects newyorkesi a Bernini plagiario, Bari : Laterza; The Architects, 27 Febbraio 1974; AR N. 925, Marzo 1974; Casabella N. 386 Segrate (MI) : G. Milani, 1978; L’architettura : cronache e storia. N. 3 Marzo 1994; Peripezie del dopoguera nell’arte italiana. Torino : G. Einaudi, 2005

Coordinamento dell’immagine
Premessa
Il coordinamento delle immagini va inteso come una operazione visuale totalizzante le intenzioni culturali e critiche intrinseche alla Mostra; in poche parole una tesi critica espressa per immagini.
L’intervento dell’architetto non è pertanto quello di provvedere ad un allestimento che faccia da supporto espositivo alle opere, quanto quello di definire una impalcatura di segni che conformino l’immagine comunicante, operando una sorta di sintesi delle problematiche e dei contenuti della ricerca artistica.
In questo senso la dizione di “immagine” anziché quella più corrente di allestimenti, sta a sottolineare un diverso atteggiamento nell’operare la scelta dei segni significanti, pur restando nell’ambito dello specifico disciplinare e cioè nell’ambito dell’architettura.
Diverso atteggiamento, in quanto si tratta di un piano progettuale definito dalla contrapposizione, sia per trasparenza che per accostamento, di un ordito architettonico con un segno eterodosso inteso come qualificante percettiva. La qualificante visuale agisce, pertanto, come sistema nel sistema, individuando il campo entro il quale il lessico della sperimentazione visuale (artistica) si confronta con il sistema architettonico, conformando la “immagine”.

Contemporanea
Ci troviamo all’interno del grande inscape ipogeo segnato dall’asse viario centrale ai cui lati si trovano le isole per la sosta delle auto.
I segni del progetto sono i piani trasversali costituiti dai diaframmi in rete metallica, i volumi minori creati dai piani trasversali ed il grande tunnel.
La virtualità dell’intervento progettuale è dunque determinata dall’impiego delle reti come elementi architettonici.
Caratteristica del segno architettonico è quella di “comunicare”, di “funzionare” e di “significare”. Tale segno opera prevalentemente sul piano dell’espressione, costituita dalla fisicità del manufatto sotto il duplice aspetto della sua capacità funzionale e delle sue qualità significative; in questo modo, quindi, il segno opera in virtù della sua doppia natura “presentativa” e “rappresentativa”.
Ma il segno si esprime anche sul piano del contenuto, che è quello – coniugato al piano della espressione – della sua spazialità.
La materialità del segno, indispensabile per il suo compito di base, che è quello della funzionalità, appare come una delle sue possibili espressioni secondarie se si esamina l’articolazione spaziale come una possibile significazione architettonica nel senso più completo del termine. Considerato che l’uso di segni diversi, compresi quelli puramente visivi, dà vita a configurazioni architettoniche funzionalmente ed esteticamente differenti, l’uso delle reti si pone sulla linea di demarcazione tra “reale” e “virtuale”.
Si tratta, infatti, di un elemento materico reale che possiede qualità tali da produrre anche effetti visivi di natura virtuale.
L’impianto strutturale dei segni del progetto consente al soggetto la lettura delle variazioni spazio-temporali a seconda del luogo di osservazione in cui si trova. L’angolo di incidenza visiva trasforma l’immagine del segno rendendolo trasparente (se osservato frontalmente), solido (se osservato diagonalmente), pura linea (se osservato lateralmente).
La sovrapposizione delle reti produce un effetto di “aria solida”, all’interno della quale il soggetto – per ottenere la progressiva fruizione degli spazi – deve vincere le resistenze create da questo artificio percettivo. La dislocazione delle reti segna una progressione che determina un’accelerazione dei volumi a mano a mano che si procede verso l’interno, ostacolandone la percorrenza. Una decelerazione che produce l’effetto contrario si produce in senso inverso, come se lo spazio dovesse spalancarsi per trasparenza. Uscendo dal percorso centrale, quando ci si trova nei volumi reali delimitati dalle reti, l’articolazione spaziale di tutta l’esposizione viene percepita per settori. Le reti vengono allora fruite come superfici solide che delimitano le varie tendenze ed i diversi artisti che sono presenti.
Osservando in movimento i piani trasversali di profilo, riappare infine la configurazione originaria dell’ordito reale (il parcheggio) e la dislocazione delle reti diviene in tal modo irrilevante.

                     


 

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